Prendo spunto dal titolo del libro di Giovanna Zoboli per aprire una finestra che mi porti un po' lontana in questi giorni di chiusura. Dalla mia finestra vedo sempre le stesso cose. E ho bisogno di vedere lontano, un po' come quando sento la necessità di andare al lago (o al mare) per perdermi nell'orizzonte.
Non che io abbia scelto proprio lei perchè oggi è venerdì santo. E' solo una coincidenza. Ma lei per me è stato uno shock. Davvero. Primo estate a Firenze, quando studiavo italiano. Mi ero iscritta anche a un corso di arte, per visitare i musei senza code e con una guida speciale, studiando divertendosi e analizzando alcune opere d'arte dei musei fiorentini. Ma al Museo dell'Accademia sono andata da sola. Non era uno dei musei o delle piazze del corso. Ma io come potevo perdermi i cori del Duomo e le Porte del Paradiso? E così ho comprato il biglietto, arrabbiandomi molto nel sapere che la tessera universitaria non prevedeva nessun sconto (e come è possibile????).
Sono entrata e ho vagato tra marmi, sale, mi sono persa per un bel po davanti alla Porte del Paradiso, a guardare ogni dettaglio. Ho visto gli studi della cupola di Santa Maria dei Fiori e poi ho iniziato le sale con tutte quelle cose d'oro che si usano in chiesa e che non mi hanno mai importato granché nello studio dell'arte. E poi, sono entrata in questa stanza un po' più buia delle altre, che aveva questa scultura di legno (di legno, ma ve ne rendete conto! di legno!) lì, in mezzo, con una luce potente sopra.
E così bella, così reale, così vera. Guardandola ho cominciato a piangere, anche qui. Perché lei trasmette davvero tutto il dolore e la sofferenza della solitudine e della vecchiaia. Ti pare di poter parlare con lei. Ti viene voglia di abbracciarla.
L'arte trasmette emozioni. E arriva, come i libri, nei momenti giusti. Quando da sola in un museo ti trovi davanti a un capolavoro.
Ho pagato il biglietto del museo altre 5 volte da allora. Ogni volta che andavo a Firenze dovevo entrare a trovarla. E ci tornerò ancora.