sabato 20 gennaio 2018

Mi manca la colla, me la presti? No, è mia!

Seduta psicologica oggi.
Ne sento proprio il bisogno.
Questo spazio era nato per parlare di me e della mia famiglia. Per parlare alla mia famiglia. Per lasciare ai miei bimbi un ricordo della loro crescita insieme a me. Poi i libri hanno presso il sopravento e parlare di voi e di me è sempre più raro.

Ieri però è successa una cosa che mi ha fatto pensare a quanto parlare, comunicare e condividere possa essere fondamentale. E oggi sono qui di nuovo per raccontarmi e raccontarvi. Per lasciare una traccia delle cose che succedono ogni giorno. Per non dimenticare.

Un progetto per "Stare bene insieme" da dove comincia? Per me dal dialogo, dal conoscere le persone intorno a me. I loro nomi. Le loro canzoni preferite. Il loro cartone del cuore. Il loro libro. La loro famiglia. Ma a scuola, stare bene è possibile?

I primi giorni di scuola di Lucia, mi ricordo, non sapeva il nome delle sue maestre. Erano la maestra del quaderno rosso e la maestra del quaderno verde. Non le conoscevo nemmeno io. E mi sono trovata in difficoltà. Poi abbiamo superato questo passaggio e non mi sono posta molte domande, sono sincera.

Ma ora Andrea è arrivato in prima, anche lui. E io di strada ne ho fatta. E di libri ne ho letti. E di scuola... beh, ne so. E mi chiedo come mai sia successo anche a lui di non conoscere il nome delle maestre. Stavolta ero pronta. Alla prima riunione mi ero segnata ogni nome di ogni materia. E quindi a casa ripetevo il loro nomi spesso. Non so se a scuola la maestra si presentava ogni giorno ma credo non fosse così. Da lettrice che entra in aula una volta al mese, oggi, chiedo ogni volta se ricordano il mio nome e lo ripeto quando la risposta è no.

Ma torniamo a ieri. "Stare bene insieme". Un progetto di scuola. Che insegna ai bambini a lavorare bene insieme, a creare il gruppo classe. Bellissimo. Condivisione e lavoro di gruppo. Ma, cosa è la condivisione? Condividere il materiale che mettiamo insieme per un progetto, scambiarsi i colori, che sono di tutti, aspettare il proprio turno. Ho fatto presente che, in un momento di lezione, Andrea non aveva la colla e allora aveva chiesto e gli era stato risposto di no. Così, per far capire che secondo me di lavoro come gruppo c'era ancora molto da fare. E invece mi sono sentita rispondere che prestare la propria colla o le proprie forbici non è proprio la stessa cosa. Che il materiale personale il bambino lo doveva avere. Ma allora, che cosa stiamo insegnando ai nostri bimbi? Che si possono condividere solo le cose che sono già di tutti? Evito di dire che, fossi per me, nessuno avrebbe l'astuccio e TUTTO sarebbe di tutti. Mi chiedo, per cosa ho pagato? Un progetto per imparare esattamente cosa? 

Poi, come se questo non bastasse, mi hanno detto che "forse Andrea non ha fiducia nelle maestre". Sì, forse. Ma non è questa l'affermazione da fare. Forse, e solo forse, le maestre non si sono guadagnate la fiducia di mio figlio. Perché la fiducia va guadagnata e non imposta. Perché sono io a decidere di chi fidarmi e di chi no. Nessuno, oltre me, può decidere se una persona è degna della mia fiducia.

Forse, e solo forse, non ci fermiamo mai a vedere il mondo con gli occhi dei bambini. Perché lui non chiede aiuto alla maestra? Forse perché più volte si è sentito dire di no. Forse perché non si sente ascoltato e quindi tant'è che mi attacco le schedine a casa. Perché, ovviamente, se non ho la colla verrò sgridato perché non ho il materiale e così non si può far lezione.

Domani io dedicherò la mia giornata a leggere e a condividere in maniera del tutto gratuita la mia passione. Come faccio spesso, quasi sempre. E penserò a lui, Janusz Korczak, che fu la condivisione in persona, che guadagnò la fiducia di tanti bambini. Una fiducia che lui seppe mantenere fino alla morte. Perché per essa morì




Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curvarsi,
farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere 
obbligati ad innalzarsi fino all'altezza
dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi,
alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.
Janusz Korczak – “Quando ridiventerò bambino"