domenica 6 marzo 2016

Viaggio per tornare a casa - 26 febbraio 2016

Oggi scrivo per terapia. Questo blog è nato proprio per quello, per fare da psicoterapeuta a una mamma un po' sola. Con il tempo sono cambiate molte cose e anche il blog ne ha molto risentito. I libri sono parte fondamentale del cambiamento, della mia vita e anche di questo blog. Ma ci sono cose di cui non posso parlare attraverso i libri. 

Il 2016 è un anno bisestile. In questa famiglia succede di tutto in anni con 29 giorni a febbraio. E il 2016 non poteva essere diverso. Ho iniziato l'anno con una perdita dolorosa, una discussione inutile che ha allontanato persone che un tempo consideravo amiche. Il gruppo Leggere insieme ancora ha molto sofferto e non si è ancora ripreso, anche se proviamo a ripartire in tutti i modi. Ma di questo parlerò a tempo debito. Non sono ancora pronta ma di certo non rimarrò sempre silente. 


Da quel mese di gennaio ne sono uscita ferita, molto. Febbraio stava andando un po meglio. Ma, venerdì 26 febbraio una scossa fortissima, un viaggio improvviso per salutare, così pensavo, mia mamma. Di lei vi parlo a fatica. Solo il pensiero fa male. Un po vi ho raccontato qui. Sono passati ormai 6 anni da quando mamma vive lontana da me. 6 anni senza parlare ogni giorno mezz'ora, come facevamo prima. 6 anni senza i suoi consigli. 6 anni senza i suoi baci. Senza il sui sorriso. 

Da 6 anni lei lotta per vivere una vita che non è la sua. La sua mente... io non so dove sia. Parla poco. Non può leggere, ne ascoltare musica. Cose che per lei erano il pane quotidiano. Ormai, a soli 70 anni, è seduta in una carrozzina e non può muoversi. Dipende in tutto e per tutto da altri. Quando parlo con lei non posso dirle che mi manca, che vorrei averla con me. Non posso altro che ascoltare le sue richieste di tabacco e poco altro. 

Prima di quel venerdì, di quel whatsapp che mi diceva di correre, avevamo parlato. 4 giorni prima. Mi aveva chiesto come stavo, come stavano i bambini. Mandava baci a tutti. Una conversazione come da anni non avevo avuto. Al punto di emozionarmi perché lei c'era, era ancora lì. Poi il ricovero e mio cugino che mi dice che non ce la farà! E il mondo che casca giù. 

Sistemare i bambini di corsa con nonna Maria, due aerei, una corsa in macchina in ospedale. E arrivo, e l'abbraccio. E lei mi saluta come se soltanto il giorno prima mi avesse vista. Sono passati 15 mesi. Ma per lei il tempo è una incognita. E, come ogni primavera da quando ha iniziato con le depressioni, mi vede e si riprende. Nemmeno la dottoressa si aspettava una ripresa. Ma eccola, lei, che mi dice che mi vuole bene, senza fiato, ma lo dice. 

Ecco, sta meglio. E tornerà alla sua vita reclusa. Ed io ero pronta. Venerdì pensavo al suo sollievo; alla possibilità che almeno mi davano di poter stare con lei mentre se ne andava. E invece. Invece no. Non posso. Non so se potrò. Tutto è ancora incerto. Lei sta meglio e io sono tornata a casa. Alla mia casa di oggi. Ho 3 figli. Piccoli. Come faccio a sdoppiarmi? Se avete una formula magica vi prego, ditemi. Perché non so come fare. E sto male... e vorrei abbracciare la mia mamma.  

Sta meglio, ma si sta spegnendo piano. Come una candela. E io non posso starle vicina. Mamma, ti penso, ogni minuto. Io spero che tu lo sappia in fondo al tuo cuore. Che io vorrei stare con te, vorrei poter fare di più. Vorrei... Ma non posso. Ora sono una mamma anch'io e Lucia, Andrea e Angela sono la mia priorità. So che capiresti. Ti voglio bene. E sono là con te anche se non posso toccarti, ne abbracciarti ne baciarti. Te quiero mami. Perdoname.